Ultimamente l’olio di cocco è particolarmente popolare, in quanto consigliato come coadiuvante nella lotta al grasso e al sovrappeso.

Anche i fautori delle dieta chetogenica sono dei sostenitori dell’olio di cocco.

L’olio di cocco deve questa sua notorietà ad alcuni grassi di cui è composto, ovvero gli acidi grassi a catena media, dall’inglese, MCT, medium-chain triglyceride.

Tra gli MCT, ci sono principalmente l’acido caprinico (presente nel latte) e gli acidi (olio di cocco, palma, grassi del latte) caprilico, caprico e laurico.

Tipi di olio di cocco

Ci sono generalmente due tipi di olio di cocco disponibili, l’olio di cocco vergine e l’olio di cocco raffinato.

L'olio di cocco vergine si ottiene o dal latte di cocco o dalla polpa fresca e parzialmente essiccata.

Nel primo caso, latte di cocco, generalmente l’olio si ottiene per centrifugazione, nel secondo caso la polpa del cocco subisce un processo di pressatura che consente di estrarne l’olio.

Questo procedimento, con rese piuttosto basse, che naturalmente si riflette sul prezzo, consente di ottenere un prodotto di maggiore qualità.

L’olio dì cocco raffinato è invece prodotto da quello che comunemente viene chiamato copra.

La copra è la polpa del cocco essiccata, che viene pressata più volte, a caldo, da macchinari, che riescono ad estrarre tutto l’olio presente, fino al 60% del peso della copra.

Il prodotto ottenuto, è di bassa qualità e non adatto al consumo, se non previa ultrafiltrazione.

Questo olio di cocco è poco profumato ed è principalmente destinato all’industria alimentare e cosmetica.

Ma la vera differenza tra l’olio vergine e il raffinato sono le qualità organolettiche del primo, a partire dai polifenoli, che nel secondo sono pressoché assenti.

I polifenoli sono composti vegetali ricchi di proprietà antiossidanti ed utili per il sistema immunitario.

Quindi, la base di partenza è ragionare sulle qualità dell’olio di cocco vergine.

Olio di cocco, acidi grassi a catena media e perdita di peso

Come detto all’inizio dell’articolo, l'olio di cocco è balzato all’onore delle cronache per la presenza tra i suoi componenti degli acidi grassi a catena media, MCT.

Questi acidi grassi sono, secondo alcune ricerche, decisamente efficaci nel ridurre la massa grassa e il grasso in eccesso.

Un team di ricercatori giapponese ha pubblicato uno studio, che indica come gli acidi grassi a catena media possano aiutare a ridurre la massa corporea, se inseriti nella dieta al posto degli acidi grassi a catena lunga (Fonte: H Tsuji, M Kasai, et al. Dietary medium-chain triacylglycerols suppress accumulation of body fat in a double-blind, controlled trial in healthy men and women).

Questi ultimi, acidi grassi a catena lunga, specialmente, quelli saturi (grassi animali e vegetali) sono nell’occhio del ciclone per la loro nocività.

Anche un’altra ricerca, conferma la proprietà di ossidazione dei lipidi, da parte degli MCT, affermando come: “il consumo di MCT può stimolare l'ossidazione dei grassi in misura minore negli uomini di maggiore sovrappeso rispetto agli uomini di minore sovrappeso” (Fonte: M-P St-Onge, PJH Jones Greater rise in fat oxidation with medium-chain triglyceride consumption relative to long-chain triglyceride is associated with lower initial body weight and greater loss of subcutaneous adipose tissue).

Il motivo per cui gli MTC possiedono queste proprietà, è che biochimicamente sono assorbiti prevalentemente a livello epatico, dove forniscono rapidamente energia, oltre ad essere trasformati in corpi chetonici, metabolizzati ed ancora trasformati in energia, invece di essere depositati come grasso.

Quindi, gli acidi grassi a catena media, MCT, sono davvero interessanti.

Nell’olio di cocco, come accennato all’inizio, ci sono tre MCT: acido caprilico, acido caprico, e il più abbondante, l'acido laurico.

Purtroppo, e questo è il lato negativo degli MCT presenti nell’olio di cocco, esiste molta letteratura scientifica che, pur valutando positiva la presenza in esso di MCT, mette in guardia dalle sue proprietà dimagranti.

Un primo studio afferma che: “l'acido laurico (C12:0), l'acido grasso primario che si trova nell'olio di cocco, si comporta sia come un acido grasso a catena media (MCT) che lunga (LCT) dal punto di vista metabolico” (Fonte: Taylor C Fallace. Health effects of coconut oil-a narrative review of current evidence).

Questo suo doppio comportamento ne vanificherebbe qualsiasi vantaggio, ricordandoci come gli LCT, gli acidi grassi a catena lunga si trasformano rapidamente in grasso corporeo.

Un altro studio dichiara: “Anche se l'olio di cocco ha una concentrazione relativamente alta di MCT, i benefici clinici degli oli MCT commerciali non possono essere generalizzati all'olio di cocco. Fino a quando non ci saranno dati certi sull’impatto dell’olio di cocco sulla salute, l'olio di cocco dovrebbe essere considerato come un grasso saturo e il suo consumo non dovrebbe superare la raccomandazione giornaliera dell'USDA, meno del 10% dell'apporto calorico totale (Fonte: Senthilkumar Sankararaman, Thomas J. Sferra Are we going nuts on coconut oil?).

Un’altra ricerca, conferma quanto sopra: “l'assunzione di olio di cocco è fallita come strategia di perdita di peso e non dovrebbe essere considerata come una strategia di integrazione per aumentare la sazietà e/o la termogenesi. Se si desidera includere l'olio di cocco nella dieta, allora suggeriamo che dovrebbe essere limitato e compreso all'interno delle attuali raccomandazioni di assunzione di SFA, che sono fino al 10% dell'apporto calorico totale” (Fonte: Heitor O Santos, Scott Howell, et al. Coconut oil intake and its effects on the cardiometabolic profile - A structured literature review).

Insomma, è possibile ritenere che, a meno di dati scientifici nuovi e confortanti, rivolgersi all’olio di cocco per perdere peso sia una strategia nel migliore dei casi vana, se non, nel peggiore, nociva per le sue “qualità” di grasso saturo.

Olio di cocco e malattie cardiovascolari

Esistono delle ricerche che individuano nell’olio di cocco un possibile alleato del nostro cuore, ma anche il contrario, soprattutto in termini di impatto sui livelli del colesterolo.

Ne citiamo solo due, una favorevole ed una no.

“Rispetto agli oli di origine animale, l'olio di cocco (in particolare l’olio vergine di cocco n.d.r.) ha dimostrato un migliore profilo lipidico in confronto con gli oli vegetali. L'olio di cocco ha aumentato significativamente l'HDL-C (colesterolo “buono”) n.d.r.) e l'LDL-C.” (Fonte: Monica Teng, Ying Jiao Zhao, et al. Impact of coconut oil consumption on cardiovascular health: a systematic review and meta-analysis).

“Il consumo di olio di cocco provoca un colesterolo LDL (colesterolo “cattivo” n.d.r.) significativamente superiore rispetto agli oli vegetali non tropicali. Questo dovrebbe porre attenzione nelle scelte sul consumo di olio di cocco.” (Fonte: Nithya Neelakantan, Jowy Yi Hoong Seah. The effect of coconut oil consumption on cardiovascular risk factors: a systematic review and meta-analysis of clinical trials).

Il consiglio, che appare di buon senso è, di magari, pensare ad altri alimenti od integratori, uno tra tutti gli omega-3, viste le maggiori qualità cardioprotettive, prima di passare all’olio di cocco.

Olio di cocco come collutorio

Un antico studio ayurvedico, suggeriva di sciacquarsi la bocca con l’olio di cocco per 20 minuti.

Uno studio moderno e recente ne aggiorna le indicazioni, indicando come l’olio di cocco possa essere un efficace antiplacca, con minori controindicazioni, rispetto a prodotti chimico-farmaceutici (Fonte: Yasemin Sezgin, Betul Memis Ozgul, et al. Efficacy of oil pulling therapy with coconut oil on four-day supragingival plaque growth: A randomized crossover clinical trial).

Lo studio, infatti, dice che: “L'olio di cocco sembra avere un'attività di inibizione della placca simile a quella della Clorexidina (un noto disinfettante del cavo orale n.d.r.). Inoltre ha causato una minore colorazione dei denti rispetto alla Clorexidina. Questi risultati suggeriscono che l’olio di cocco può essere un'alternativa al risciacquo con Clorexidina.”

Olio di cocco e capelli più belli

Una notizia interessante per le donne, e i “pochi” maschi capelluti.

L’olio di cocco ha grandi effetti benefici per i capelli.

Leggete cosa afferma questa ricerca scientifica (Fonte: Aarti S Rele, R B Mohile Effect of mineral oil, sunflower oil, and coconut oil on prevention of hair damage).

“L'olio di cocco riduce notevolmente la perdita proteica sia in capelli non danneggiati che in capelli danneggiati, quando viene utilizzato come prodotto di prelavaggio e post-lavaggio.

L'olio di cocco, essendo un trigliceride dell'acido laurico (principale acido grasso), ha un'elevata affinità con le proteine dei capelli e, grazie al suo basso peso molecolare e alla catena lineare diritta, è in grado di penetrare all'interno del fusto del capello.”

Conclusioni

Forse per dimagrire e per la colesterolemia l’olio di cocco dovrebbe essere, per il momento lasciato in “lista d’attesa”, mentre per denti e capelli può essere un valido rimedio, soprattutto naturale.

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