Il rischio di carenza di vitamina D, come è noto, aumenta durante i mesi invernali più freddi e quando l’esposizione al sole diminuisce.

Questo rischio ha assunto una valenza più importante, da quando numerose ricerche scientifiche, hanno confermato il ruolo della vitamina D nei meccanismi del sistema immunitario.

L’impatto della vitamina D sulla salute del sistema immunitario ha poi concentrato ancora maggiormente l’interesse della scienza a causa del covid-19.

Ma, come funziona il nostro sistema immunitario e come è articolato.

Sistema immunitario innato

Una ricerca molto interessante spiega come il nostro sistema immunitario si è evoluto (Fonte: Karim M. Yatim, et al. A Brief journey through the immune system).

La ricerca ci spiega, che un sistema biologico sofisticato come il nostro, in termini evolutivi, è basato sulla scelta e conservazione di tutti i migliori strumenti adottati nei precedenti passaggi, appunto evolutivi, e questo vale anche per il sistema immunitario, il quale ha conservato questi strumenti.

Nel corso di centinaia di milioni di anni, conservando gli strumenti migliori e scartando quelli meno validi, gli esseri viventi hanno costruito i propri meccanismi di difesa.

Quindi, il nostro sistema immunitario ha codificato nel nostro DNA, tutti i suoi precedenti passaggi evolutivi, e la risposta immunitaria innata deriva proprio da questa selezione naturale, forgiata nel corso del tempo evolutivo e tramandata di generazione in generazione, con piccoli perfezionamenti di passaggio in passaggio.

In altre parole, come dice la ricerca: “questi strumenti hanno superato la prova del tempo.”

Ed includono, il sistema di complemento, i recettori Toll-Like Receptor, TLR (in italiano Recettori Toll-simili) e le cellule fagocitarie.

L’attuale sequenziamento del genoma, ha di fatto confermato che gran parte di questi sistemi di difesa, riflettono sia la loro notevole efficacia sia la loro versatilità.

Tuttavia, prosegue la ricerca, questo non è sufficiente.

Un sistema immunitario innato, fornisce una protezione immediata, anche se incompleta, contro gli intrusi e, nella migliore delle ipotesi, ha solo memoria a breve termine.

Pertanto, non avendo memoria, di fronte ad un intruso già conosciuto, ogni volta ricomincia lentamente da zero.

Per esempio, i Toll-Like Receptor sono i grado di individuare gli intrusi, ma non sono in grado di fare differenze tra loro stessi, generando il cosiddetto “fuoco amico”, con conseguenze immaginabili.

Sistema immunitario adattativo

Alla luce di queste falle e relativi pericoli, ci raccontano i ricercatori, il sistema immunitario si è reso più sofisticato.

In un periodo relativamente breve (breve sulla scala evolutiva del tempo, naturalmente), sono stati creati nuovi strumenti, che a loro volta hanno creato nuovi tipi di cellule immunitarie, noti come linfociti B e T.

I linfociti possiedono dei recettori di superficie, e sui linfociti B producono anticorpi, mentre i recettori delle cellule T (TCR) riconoscono molecole diverse da se stesse (in questo caso denominate antigeni), con una grande accuratezza.

I geni che codificano questi recettori, non sono incorporati nella linea germinale, ma sono il prodotto della ricombinazione genica durante lo sviluppo dei linfociti, un ingegnoso trucco molecolare, che genera un numero molto elevato di recettori unici dell'antigene mediante meccanismi genetici molto sofisticati.

Ma, un'altra caratteristica principale dell'immunità adattativa è la generazione di memoria immunologica.

Durante il primo incontro con un antigene (patogeno), si stabiliscono insiemi di cellule T e B con memoria a lunga durata.

Nei successivi incontri con lo stesso agente patogeno, le cellule della memoria vengono rapidamente attivate per ottenere una risposta protettiva più rapida e robusta (Fonte: Francisco A Bonilla, Hans C Oettgen. Adaptive immunity).

Una nota evolutiva dalla prima ricerca citata.

L'immunità adattativa come la conosciamo nell'uomo non si è evoluta fino alla comparsa dei primi vertebrati mascellari (pesci) circa 450 milioni di anni fa.

I nostri antenati più antichi, come le spugne (700 milioni di anni fa), si affidavano a sistemi di difesa di base, senza, come detto, il beneficio derivante dai linfociti e dai loro recettori dell'antigene con specificità molecolare fine, o di qualsiasi memoria immunologica degna di nota.

La vitamina D e il suo ruolo attuale

Uno studio di qualche anno fa, aveva scoperto, che una carenza di vitamina D è particolarmente comune nei pazienti ospedalizzati (Fonte: Leo Jeng, Alexandra V Yamshchikov, et al. Alterations in vitamin D status and anti-microbial peptide levels in patients in the intensive care unit with sepsis).

Questo studio ha affermato che esiste una correlazione tra patologie considerate critiche e bassi livelli di vitamina D.

Una ricerca del 2018, ha confermato quanto si era già scoperto sulla vitamina D, in quanto stimola la produzione dei peptidi antimicrobici chiamati catelicidina e defensina (Fonte: V Georgieva, W Kamolvit, et al. Association between vitamin D, antimicrobial peptides and urinary tract infection in infants and young children).

In particolare, la ricerca, mirata allo studio delle infezioni del tratto urinario, conferma come una carenza di vitamina D, ne favorisca l’insorgenza ed al contrario l’integrazione è un elemento preventivo.

E, ancora, un team di ricercatori ha pubblicato uno studio sul ruolo della vitamina D nelle infezione delle vie respiratorie (Fonte: Adrian R Martineau, David A Jolliffe, et al. Vitamin D supplementation to prevent acute respiratory tract infections: systematic review and meta-analysis of individual participant data)

Questi ricercatori hanno raccolto i dati di 25 studi, che a sua volta avevano coinvolto oltre 11.000 partecipanti.

I ricercatori hanno concluso, sulla base dei dati raccolti, che: “l'integrazione di vitamina D è priva di rischi e protegge contro le infezione acute delle vie respiratorie.”

I pazienti con marcate carenze di vitamina D, hanno registrato importanti benefici dall’assunzione di integratori a base di vitamina D.

Quindi, in conclusione, e soprattutto se non vivete in posti caldi e soleggiati e passate ogni giorno qualche ora al sole, gli integratori con vitamina D sono vivamente consigliati.

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