Una spiegazione un po’ tecnica che fa luce sulla validità degli esercizi con i pesi per irrobustire il tessuto osseo soprattutto avanzando con l’età.

Ossa, tendini, legamenti e cartilagine sono tutti esempi di tessuto connettivo.

L’esercizio con i pesi crea delle forze meccaniche che provocano la deformazione di specifiche regioni dello scheletro.

Queste forze, provocate dalle azioni muscolari sull’inserzione tendinea di un osso, possono esercitare un’incurvatura, una compressione o una torsione.

In risposta al carico meccanico, le cellule che hanno il compito di “formare” il tessuto osseo, gli osteoblasti, migrano sulla superficie ossea e iniziano il “modellamento” dell’osso.

Queste cellule, gli osteoblasti che lavorano in gruppo, producono e secernono proteine, in particolare molecole di collagene (sempre più diffusi sono infatti gli integratori a base di collagene), che vengono depositate negli spazi che si trovano tra le cellule ossee per aumentarne la forza.

Queste proteine, di cui la parte predominante è il collagene, formano la matrice ossea e alla fine si mineralizzano in un minerale: il calcio (più precisamente come cristalli di fosfato di calcio o idrossiapatite).

Ecco il motivo dell’importanza del calcio anche sotto forma di integratori.

Questo processo di mineralizzazione dell’osso avviene principalmente sulla superficie esterna dell’osso, aumentandone il diametro, quindi lo spessore, e di conseguenza la resistenza, robustezza.

A seconda della tipologia di osso interessato da questa azione il tessuto osseo, con modalità diverse, subisce una sorta di adattamento o modellazione.

E questo avviene in base alla diversa composizione del tessuto osseo.

Infatti le ossa hanno, semplificando al massimo, una parte di tessuto osso interno detto trabecolare (“cancellous bone”), porosa spugnosa, e una esterna detta corticale (“cortical bone”), compatta e densa.

Sostanzialmente la parte esterna, corticale, funge da guscio alla parte interna trabecolare.

La regione interna dell’osso, l’osso trabecolare, come detto è poroso, spugnoso.

Gli spazi interni di questo tessuto “spugnoso” sono chiamati trabecole che a loro volta sono occupate dal midollo osseo.

Il midollo osseo è composto da tessuto adiposo, cellule del sangue e naturalmente attraversato da vasi sanguigni.

Questi vasi sanguigni corrono dall’interno all’esterno l’osso, attraverso una rete di canali orizzontali e verticali, raggiungendo il denso e compatto osso corticale esterno.

Il tessuto osseo interno, l’osso trabecolare, ha la capacità di reagire in modo più rapido agli stimoli rispetto all’osso corticale.

Quando l’osso viene sottoposto a stimoli esterni che lo sollecitano frequentemente, come ad esempio una flessione dovuta a carichi o sforzi, come un esercizio con i pesi, ecco che reagisce.

Come? Dando origine ad un processo di irrobustimento dell’osso (a cui si può contribuire, se gli sforzi sono davvero importanti, con specifici integratori).

Questi stimoli esterni infatti provocano una reazione che si traduce in un processo di migrazione delle cellule, gli osteoblasti, del tessuto osseo verso la parte ossea esterna stimolata per formare nuovo osso.

Tra gli stimoli che influenzano di più questo processo di formazione/irrobustimento dell’osso ci sono proprio i carichi con i pesi.

Questa attività è tra le più efficaci per la formazione di nuovo tessuto osseo.

Le cellule ossee fanno in modo, in una sorta di autoregolazione, di registrare dove l’osso subisce uno sforzo, si immagini una leva, e iniziano a lavorare per irrobustire l’osso affinché venga ristabilito un margine di sicurezza contro le fratture.

Naturalmente il tessuto osseo è in grado di valutare la quantità necessaria di “irrobustimento” in funzione dello stress a cui viene sottoposto.

Un aumento nel diametro dell’osso fa in modo che i carichi a cui è sottoposto l’osso siano distribuiti su una superficie maggiore, facendo diminuire la quantità di stress meccanico.

La progressione dei carichi farà in modo che avvenga anche, in progressione parallela, l’irrobustimento del tessuto osseo.

In questo caso come già detto, in funzione dell’intensità e frequenza dei carichi, è opportuno prevedere una contemporanea supplementazione di calcio attraverso integratori specifici.

La potenza muscolare e l’aumento della massa muscolare (ipertrofia muscolare) incrementano la forza esercitata dai muscoli sulle ossa.

Contrazioni muscolari derivanti da forze maggiori aumentano lo stress meccanico sulle ossa e le ossa devono di conseguenza aumentare nella massa e nella forza per fornire una struttura di sostegno sufficiente per i muscoli ipertrofici.

Quindi un incremento nella forza o nella massa muscolare può avere come conseguenza l’aumento nella densità minerale ossea o nella quantità di minerali depositati in una data area dell’osso.

L’inattività o l’immobilizzazione hanno l’effetto opposto sulla massa muscolare e portano a una più rapida percentuale di perdita di matrice ossea e di densità minerale ossea.

Numerosi studi hanno evidenziato una correlazione positiva tra la densità minerale ossea e la forza e massa muscolare (Fonte: Pocock N, Eisman J, et al. Muscle strength, physical fitness, and weight but not age predict femoral neck bone mass).

I ricercatori hanno evidenziato come atleti allenati con sessioni intense di sollevamento pesi come i giocatori di fooftball americano presentino una densità minerale ossea maggiore rispetto a soggetti che praticano sport per non più di tre ore a settimana in modo ricreazionale (Fonte: Wittich A, Mautalen CA, et al. Professional football (soccer) players have a markedly greater skeletal mineral content, density and size than age- and BMI-matched controls).

In conclusione le ricerche e le evidenze scientifiche indicano che gli esercizi che stimolano l’ipertrofia muscolare e gli aumenti nella forza favoriscono la crescita ossea.

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