Poiché il nostro organismo produce vitamina D per effetto della luce solare sulla pelle, molti specialisti la considerano più un ormone che una vitamina.

Nonostante questo, secondo le attuali definizioni, essa è sia una vitamina sia un ormone.

Due sono le principali fonti alimentari di vitamina D, la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo).

La vitamina D2, quella più spesso aggiunta al latte e agli altri alimenti, è anche la forma usata più di frequente negli integratori alimentari (Fonte: Dobson R, Cock HR, et al. Vitamin D supplementation).

Le fonti naturali di vitamina D sono l’olio di fegato di merluzzo, i pesci delle acque del Nord (sgombro, salmone, aringa e così via), il burro e il tuorlo d’uovo.

I vegetali contengono poca vitamina D; tra questi, la fonte migliore sono le verdure a foglia verde scura.

La carenza di vitamina D, e quindi anche la mancata assunzione anche sotto forma di integratori, provoca rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti.

Il rachitismo, caratterizzato da un’incapacità a calcificare la matrice ossea, provoca indebolimento delle ossa del cranio, flessione delle ossa delle gambe, incurvatura della colonna vertebrale e aumento delle dimensioni articolari.

Benché un tempo comuni, queste patologie sono ora estremamente rare, questo grazie all’arricchimento della dieta con integratori.

La carenza di vitamina D si riscontra al giorno d’oggi soprattutto tra gli anziani che non si espongono al sole a sufficienza, in particolare tra coloro i quali vivono nelle case di riposo.

Dagli studi effettuati la vitamina D è nota in particolare per la sua capacità di stimolare l’assorbimento del calcio.

Vi sono tuttavia varie forme di vitamina D, ciascuna delle quali esercita un diverso livello di attività sul metabolismo del calcio.

Nella cute, la luce solare trasforma il precursore della vitamina D, 7-deidrocolesterolo, in vitamina D3 (colecalciferolo).

Viene poi trasportato verso il fegato e convertito da un enzima in 25-idrossicolecalciferolo, che è cinque volte più potente del colecalciferolo.

Un enzima nei reni converte poi il 25-idrossicolecalciferolo in 1,25-deidrossicolecalciferolo che è dieci volte più potente del colecalciferolo ed è la forma più attiva di vitamina D3.

La vitamina D esercita anche molte proprietà anticancerogene, soprattutto contro i tumori del colon e della mammella (Fonte: Lappe J, Garland C, et al. Vitamin D supplementation and cancer risk).

L’incidenza del carcinoma del colon e della mammella è più elevata nelle zone dove l’esposizione alla luce solare è minore.

La vitamina D è disponibile in tutte le forme sopra descritte attraverso un ampia gamma di integratori e, forse, la vitamina D insieme alla vitamina C, è tra la più comune forma di integratore nutrizionale.

L’uso principale della vitamina D, o meglio degli integratori a base di vitamina D, è la prevenzione della carenza di vitamina D stessa che potrebbe verificarsi in persone che seguono una dieta vegetariana integrale.

Sono soggetti a rischio di carenza anche i lavoratori dei turni notturni, le persone di pelle scura che si espongono poco alla luce del giorno, chi soffre di malattie intestinali, renali o epatiche.

La dose giornaliera consigliata, tramite integratori, è compresa tra 200 e 400 UI al giorno.

Per le persone anziane che non si espongono alla luce solare o che abitano alle latitudini più settentrionali, si raccomanda un’assunzione quotidiana di 400-800 UI, sempre sotto forma di integratori.

La vitamina D, tra tutte le vitamine, è quella potenzialmente più tossica, come ampiamente indicato anche dai recenti studi.

Non sono assolutamente raccomandati dosaggi superiori a 1000 UI al giorno.

Aumento della concentrazione di calcio nel sangue (condizione potenzialmente grave), deposizione di calcio negli organi interni e calcoli renali sono alcuni esempi di tossicità da vitamina D.

©Copyright - Tutti i diritti riservati Nessuna licenza