La vitamina C (acido ascorbico) è l’integratore vitaminico più popolare.

Il fabbisogno di vitamina C è fuori discussione e il suo ruolo è essenziale nella nutrizione umana (Fonte: Shailja Chambial, Shailendra Dwivedi, Kamla. Vitamin C in disease prevention and cure: an overview).

Benché molti siano convinti che le spremute di agrumi siano le fonti migliori di vitamina C, anche le verdure ne contengono in quantità elevata, soprattutto broccoli, peperoni, patate e cavolini di Bruxelles.

L’esposizione all’aria distrugge la vitamina C, quindi è importante consumare i cibi freschi il più rapidamente possibile.

Anche se un’insalata è una scelta alimentare assai più sana di un hamburger, occorre ricordare che non tutte le insalate sono fresche.

Un cetriolo appena affettato, per esempio, perde dal 41 al 49% del contenuto di vitamina C nelle prime tre ore.

Una fetta di melone lasciata scoperta nel frigorifero, perde il 35% del contenuto di vitamina C in meno di ventiquattro ore.

Sebbene molti animali siano in grado di produrre da sé la vitamina C, l’organismo umano non ha questo privilegio.

Fin dai tempi antichi l’uomo ha sofferto di una malattia dovuta al deficit di vitamina C, noto col nome di scorbuto.

Gengive sanguinanti, rallentata cicatrizzazione delle ferite ed estese ecchimosi sono i classici sintomi dello scorbuto.

Oggi praticamente scomparso anche grazie all’utilizzo di integratori.

Altri segni tipici sono la predisposizione alle infezioni, l’isteria (nevrosi di conversione) e la depressione.

Lo scorbuto colpì molti popoli nell’Antico Egitto, in Grecia e a Roma e, indubbiamente, modificò la storia mondiale, poiché le razioni alimentari disponibili durante le campagne militari e i lunghi viaggi oltre l’oceano solo di rado contenevano quantitativi adeguati di vitamina C.

In alcuni periodi storici, questa malattia si abbatté su intere popolazioni come una pestilenza.

Tra il 1556 e il 1557. per esempio, si verificarono durante i mesi invernali, quando non vi era disponibilità di frutta e verdure fresche, 114 epidemie di scorbuto.

Ancora più drammatici furono i suoi effetti devastanti durante i lunghi viaggi in mare.

L’utilizzo di integratori era ancorala di là da venire.

Alcuni esploratori, come Jacques Cartier nel 1859, impararono che mangiando alcuni alimenti si favoriva la terapia dello scorbuto.

L’equipaggio di Cartier si nutrì di aghi di abete rosso; altri equipaggi, non avendo integratori, mangiarono arance, limoni, cedri e bacche.

Nel 1742 il medico inglese James Lind scrisse il primo vero contributo scientifico sull’ipotesi che la malattia fosse dovuta a un deficit alimentare.

Nel suo celebre esperimento, egli dimostrò che i pazienti ai quali veniva somministrato succo di limone guarivano dallo scorbuto.

Sebbene alcuni esploratori avessero tratto giovamento dagli studi di Lind consumando agrumi nei viaggi di lunga durata (per esempio, i marinai guidati dal capitano James Cook evitarono in questo modo lo scorbuto in tre lunghi viaggi avvenuti tra il 1768 e il 1779), la Marina britannica non adottò l’uso di razioni di succo di cedro, come integratori di vitamina C, per i suoi equipaggi fino al 1804, ovvero 62 anni dopo la scoperta di Lind.

Oggi la comunità medica mostra la stessa ‘tempestività’ della Marina britannica nell’utilizzo di integratori a base di vitamina C e sull’importanza della nutrizione.

La vitamina C fu identificata come principio antiscorbuto e isolata per la prima volta da Albert Szent-Gyorgyi nel 1928.

A settant’anni di distanza i ricercatori continuano a scoprire i benefici sulla salute dell’acido ascorbico e sugli integratori con vitamina C (Fonte: Linus Pauling. Are Recommended Daily Allowances for Vitamin C Adequate?).

Sebbene lo scorbuto sia ormai raro nella nostra società, il deficit marginale o subclinico di vitamina C è piuttosto comune, soprattutto negli anziani.

È questo malgrado la disponibilità di integratori a base di vitamina C di altissima qualità come quelli disponibili su hepius.com.

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