Ultimamente è molto popolare una dieta, per contrastare sovrappeso e obesità, che ha caratteristiche particolari.

Questa dieta viene denominata “a restrizione energetica” o “a digiuno intermittente”.

In cosa consiste: nell’assumere un apporto di calorie molto più basso del nostro standard, ma con cadenze particolari in base ai giorni della settimana o alle ore del giorno.

Ad esempio, ma è solo un esempio, il martedì e il giovedì si dimezzano o si eliminano del tutto i carboidrati trasformando questi due giorni in giornate a “basso contenuto calorico” oppure si digiuna in alcune ore della giornata.

Un gruppo di ricerca americano ha provato a confrontare i risultati che, questo tipo di dieta porta, rispetto ad altre diete, quelle classiche, comunemente definite “a restrizione energetica continua”.

Le diete “a restrizione energetica continua” sono, come detto, le tradizionali dove il regime alimentare è rigoroso in termini di calorie per tutti i giorni, e le ore, in cui si è a dieta.

Il gruppo di studio, citato prima, ha raccolto i dati delle molte ricerche effettuate sulle diete “a restrizione energetica” o “a digiuno intermittente” ed ha poi confrontato le conclusioni a cui sono arrivate (Fonte: Rynders CA, Thomas EA, et al. Effectiveness of intermittent fasting and time-restricted feeding compared to continuous energy restriction for weight loss).

Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che limitare l'alimentazione a determinati giorni della settimana o a strane, arbitrarie ore del giorno, non funziona meglio delle diete tradizionali.

In particolare, hanno rilevato che la strategia dietetica più efficace, è la più comune, perché semplicemente riduce l'apporto calorico giornaliero in modo costante.

Per la maggior parte delle persone, questo strategia si traduce in una perdita di peso di circa il 5-10%, se perseguita per almeno un anno.

Purtroppo la costanza nel perseverare nella dieta, che è il vero fattore di successo, inizia a produrre crepe già dopo un mese e i tassi di abbandono sono quasi totali dopo quattro mesi.

Questo è il motivo che ha portato ad elaborare, tecniche dietetiche come quella oggetto del presente articolo: per ovviare a questi tassi di abbandono.

Ma i risultati di questa soluzione non sono stati incoraggianti.

Un primo gruppo di soggetti testati si è sottoposto ad un digiuno intermittente di due giorni a settimana.

Un altro gruppo ha seguito tecniche dietetiche tradizionali.

Dai risultati è emerso che il secondo gruppo ha perso più grasso corporeo del primo, che era sottoposto alla dieta a digiuno intermittente.

Il punto psicologico a favore della dieta a digiuno intermittente, da cui scaturisce anche il motivo per cui è stata inventata, è che, probabilmente, si presupponeva sarebbe stata molto più facile, almeno in teoria, da sopportare, rispetto alla rigida e monotona restrizione energetica continua.

Possiamo sintetizzare, con un esempio derivante dal commento ironico di alcuni dietologi, quanto è emerso dalla ricerca.

Non mettere le mani nel barattolo della marmellata per poche ore al giorno, o per uno o due giorni alla settimana, sembra infinitamente più facile che evitare del tutto il barattolo della marmellata.

Il problema è che, per dimagrire davvero, il barattolo della marmellata non dovresti mai toccarlo.

Con la dieta a digiuno intermittente ti viene consentito di prenderlo in mano ogni tanto.

Ma il danno a quel punto è fatto.

Nella maggior parte dei casi, e qui la dieta a digiuno intermittente trova il suo grande limite, è che quando hai sottomano il barattolo lo finisci.

Ovvero, nei giorni o ore “dove tutto è consentito”, si stravolge quanto conquistato nei giorni o ore a dieta, vanificando lo sforzo fatto.

Pertanto diventa più “facile” imporsi un regime alimentare costante, evitando sollecitazioni pericolose che possono diventare incontrollabili.