La flora intestinale, o come vengono più correttamente chiamati i microrganismi che ospitiamo, “microbiota umano”, è l’insieme dei batteri che vivono e colonizzano il nostro organismo.

Non soltanto l’intestino ma anche il tratto gastrico e altre parti del corpo.

Il latte materno è una delle prime fonti di microbiota, e questo è il motivo per cui si consiglia alle mamme di allattare naturalmente i propri bambini.

Il microbiota aiuta a difendersi da allergie oltre ad essere un valido alleato del sistema immunitario.

Una ricerca ha provato a colonizzare l’intestino di topi privi di batteri (GF “germ free” in inglese) con la flora intestinale di topi con colonie batteriche normali (Fonte: Fredrik Bäckhed, Hao Ding, et al. The gut microbiota as an environmental factor that regulates fat storage).

I topi privi di batteri, anche se nutriti in modo smodato, non ingrassavano.

Nel momento che i batteri hanno colonizzato il loro intestino, hanno cominciato ad ingrassare, oltre a manifestare resistenza all’insulina.

Un’altra ricerca conferma l’esperimento; dei topi privi di germi (GF “germ free”) non ingrassano anche se sottoposti ad una dieta ricca di zuccheri e grassi (Fonte: Fredrik Bäckhed, Jill K Manchester, et al. Mechanisms underlying the resistance to diet-induced obesity in germ-free mice).

Questi esperimenti sono volti a verificare se alcuni batteri, presenti nel nostro intestino possano provocare obesità e viceversa altri ostacolarla.

Il bypass gastrico

Un altro indizio sulla possibile correlazione tra microbiota e obesità giunge da alcune ricerche, che hanno approfondito gli esiti e le conseguenze degli interventi chirurgici volti a contrastare l’obesità, come il bypass gastrico.

Ebbene, da alcune ricerche emerge che a seguito dell’intervento chirurgico si possano produrre alcuni spostamenti del microbiota, che a loro volta potrebbero essere uno dei fattori della perdita di peso dei soggetti operati (Fonte: Alice P Liou, Melissa Paziuk, et al. Conserved shifts in the gut microbiota due to gastric bypass reduce host weight and adiposity).

La ricerca sostiene che, a seguito di bypass gastrico, è anche a causa degli spostamenti del microbiota intestinale che si perde peso, e non solo per la diminuzione di apporto calorico o il maggiore assorbimento di sostanze (dovuto ad una maggiore sensibilità all’insulina).

Diabete, obesità e microbiota

Le persone affette da diabete, nella maggior parte dei casi, soffrono anche di problemi di obesità.

Nelle ricerche sulle cure possibili per questa malattia, si è scoperto che il diabete altera e/o influisce la composizione del microbiota intestinale.

Uno studio lo conferma, indicando come: “il diabete di tipo 2 nell'uomo è associato a cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale”.

La ricerca, quindi, suggerisce che l’intervento sul microbiota intestinale potrebbe essere una possibile strada terapeutica per contrastare l’obesità nelle malattie come il diabete (Fonte: Nadja Larsen, Finn K Vogensen, et al. Gut microbiota in human adults with type 2 diabetes differs from non-diabetic adults).

Peso in eccesso e microbiota

Alcuni studi hanno collegato l’eccesso di grasso o la difficoltà a perderlo con una sorta di infiammazione adiposa, indotta dal microbiota intestinale.

Questa infiammazione, porta le cellule adipose ad ingrandirsi ulteriormente ed a inviare segnali ormonali che causano un deterioramento metabolico e una ridotta sensibilità all'insulina nel muscolo (Fonte: L Geurts, A M Neyrinck, et al. Gut microbiota controls adipose tissue expansion, gut barrier and glucose metabolism: novel insights into molecular targets and interventions using prebiotics).

Altre ricerche vanno in questa direzione, e sottolineano come le infiammazioni croniche indotte dal microbiota intestinale contribuiscono allo sviluppo di disturbi metabolici legati all'obesità (Fonte: Shuiming Xiao, Na Fei, Xiaoyan Pang, et al. A gut microbiota-targeted dietary intervention for amelioration of chronic inflammation underlying metabolic syndrome).

E suggeriscono, che: “la modulazione del microbiota intestinale attraverso l'intervento dietetico può migliorare l'integrità della barriera intestinale, ridurre il carico di endotossine (agenti estranei e pericolosi per l’organismo n.d.r.) e di infiammazione e può diventare un metodo promettente per la gestione dell'obesità e dei disturbi metabolici correlati.”.

In buona sostanza, agire sul microbiota potrebbe essere una strategia per arginare infiammazioni croniche e conseguente obesità.

Come migliorare la composizione della flora intestinale

Esiste un solida correlazione tra la diversità dei batteri dell’intestino e la salute metabolica dello stesso.

Quindi maggiore sono i tipi di batteri ospitati, acquisiti in modo naturale, maggiore è il benessere del tratto gastrointestinale.

Il primo consiglio è di variare ed ampliare la dieta in modo da arricchirla di alimenti, che si traduce nell’introdurre un’altrettanto varietà di batteri.

Le verdure crude sono una fonte preziosa di batteri “buoni”.

Anche i carboidrati meno raffinati, di qualsiasi tipo, e meno lavorati sono un’altra fonte di microrganismi benefici.

I polifenoli, gli acidi fenolici e gli antociani di frutta e verdura sono dei veri toccasana per la salute del tratto gastrointestinale.

I probiotici aiutano?

Se la dieta è ricca e variata non sono necessari.

Gli integratori probiotici sono invece utili quando il regime alimentare è sregolato o composto da molti cibi poco sani.

Quercetina e obesità

È stato pubblicato uno studio, che descrive le qualità della quercetina, e del resveratrolo, due flavonoidi, come regolatori del microbiota intestinale (Fonte: U Etxeberria, N Arias, et al. Reshaping faecal gut microbiota composition by the intake of trans-resveratrol and quercetin in high-fat sucrose diet-fed rats).

Lo studio afferma, che: “L'integrazione di quercetina ha generato un grande impatto sulla composizione del microbiota intestinale a diversi livelli tassonomici…….inibendo la crescita di specie batteriche associate all'obesità indotta dal precedente regime alimentare (Erysipelotrichaceae, Bacillus, Eubacterium cylindroides)”.

I flavonoidi si confermano sostanze naturali sempre più essenziali nella nostra dieta.

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