Al termine di un periodo di allenamento dì alto livello, prevalentemente per gli sport di resistenza, non si dovrebbero interrompere improvvisamente le sessioni, se non si vuole incorrere nel cosiddetto fenomeno della sindrome acuta da scarico che può insorgere da quattro a venti giorni dopo l’interruzione dell’allenamento e può durare diversi mesi (Fonte: Urhausen, A. Abtrainieren oder das akute Entlastungssyndrom).

Questo riguarda anche l’alimentazione e l’assunzione di integratori.

La sindrome da interruzione dell’allenamento è caratterizzata da sintomi quali: mal di testa, disturbi digestivi, insonnia, aritmie, depressione.

L’ultimo in particolare può anche portare a peggioramenti dello condizione psichica.

Questo può essere attribuito al fatto che interrompendo cicli di allenamento la produzione delle endorfine cala improvvisamente e a sua volta diminuisce l’effetto di miglioramento dell’umore che esse producono, al quale è associato il fenomeno che viene definito runner’s high.

Questo tipo di disagio è molto comune tra atleti professionisti, calciatori, giocatori di football americano, pugili; infatti, sono piuttosto frequenti le cronache che riguardano ex stelle dello sport incappati in ritiri perlomeno “problematici”.

Molte di queste situazioni sono sicuramente dovuti a stati depressivi sottovalutati.

Ma anche tra sportivi amatoriali, se si interrompono improvvisamente le sedute di allenamento si causa una alterazione del rapporto tra le regolazioni tipiche di prestazioni fisiche elevate e l’improvvisa mancanza di esercizio fisico: un organismo intensamente allenato non è in grado di realizzare armoniosamente il suo passaggio ad uno stato di riposo.

Alcuni studi indicano nella causa principale una mancata sincronizzazione tra la regressione degli adattamenti del sistema cardiocircolatorio e il sistema nervoso vegetativo.

È fondamentale aggiungere che questo tipo di disturbi è straordinariamente diverso da individuo ad individuo.

Alcuni atleti possono ridurre drasticamente anche periodi di allenamento molto intensi senza problemi, mentre altri sviluppano, molto rapidamente, sintomi piuttosto gravi.

Riduzione dell’allenamento

Per ridurre la probabilità di insorgenza di disturbi dovuti all’improvvisa interruzione di allenamento è opportuno pianificare una riduzione graduale delle sedute e dei volumi di allenamento.

A seconda dell’intensità e delle frequenze degli allenamenti sostenuti va proporzionata la riduzione.

Da alcuni studi emerge che alcuni atleti, per evitare di incorrere nelle patologie descritte in precedenza, hanno impiegato anche un anno sotto controllo medico per ridurre in maniera significativa intensità e frequenze.

Non è necessario che il disallenamento sia svolto in modo specifico, cioè nella disciplina sportiva fino ad allora praticata.

Anche per motivi legati ad un’utilizzazione efficace del tempo, ad esempio, un ciclista può ricorrere alla corsa.

In linea di principio, è possibile passare a qualsiasi sport di resistenza che venga praticato con piacere da parte dell’atleta.

Attenzione all’alimentazione.

Soprattutto per quanto riguarda l’assunzione quotidiana di calorie, attraverso alimenti o integratori, questa deve essere progressivamente adattata alla riduzione dell’allenamento, per impedire in questo modo un indesiderato aumento di peso.

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