I radicali liberi sono molecole con un elettrone in meno.

Per ottenere l’elettrone mancante, attaccano le cellule provocando ingenti danni.

I radicali liberi sono prodotti in maniera costante ma la loro comparsa può essere stimolata dallo sforzo fisico.

A seconda del tipo di attività, l’incremento può essere dell’ordine del 2-10%.

Le cause principali sono l’aumento dell’apporto di ossigeno dovuto alla respirazione accelerata e la ridistribuzione provocata dalla circolazione sanguigna.

In un secondo tempo, vengono generati anche dai danni muscolari prodotti dalle ripetute contrazioni.

Una ricerca ha analizzato la relazione tra stress ossidativo e danni muscolari dopo una seduta di bodybuilding (Fonte: Uchiyama S, Tsukamoto H, et al. Relationship between oxidative stress in muscle tissue and weight-lifting-induced muscle damage).

Alcuni ratti di sesso maschile sono stati sottoposti a un allenamento di ‘bodybuilding’: le cellule danneggiate presentavano tutte traccia di alterazioni successive alla generazione dei radicali liberi.

L’originalità dello studio sta nell’aver mostrato che l’attacco ossidativo che segue uno sforzo traumatizzante ha due fasi.

Nella prima fase subito dopo lo sforzo si osserva un’aggressione di radicali liberi.

L’aumento è dovuto ad una sorta di ischemia, cioè una mancanza di ossigeno nelle cellule, e alla successiva ondata di ritorno dell’ossigeno, che causa ulteriori danni ossidativi.

Nella seconda fase, che avviene 24/72 ore dopo lo sforzo, si osserva un secondo attacco di radicali liberi dovuto all’arrivo di cellule fagocitarie che liberano i muscoli delle cellule danneggiate.

Questo attacco ritardato corrisponde sul piano temporale alla comparsa di un senso di indolenzimento.

Tale scoperta fornisce argomenti a favore dell’uso di antiossidanti volto a ridurre il deterioramento muscolare successivo a uno sforzo.

Lo studio mostra un’altra cosa importante: per via dell’aspetto suddiviso in due fasi dell’attacco dei radicali, le ricerche che si limitano ad analizzare gli effetti degli antiossidanti subito dopo lo sforzo potrebbero non rilevare alcuni benefici degli integratori.

Possiamo distinguere due grandi classi di antiossidanti.

Innanzitutto quelli che provengono da un apporto esterno, alimentazione o integratori, come la vitamina A, vitamina C, vitamina E ed i minerali come lo zinco e il selenio.

Esistono poi alcuni antiossidanti prodotti dal corpo stesso come il glutatione.

Allenarsi regolarmente dovrebbe contrastare gli attacchi incrementando le difese antiossidanti.

Gli sforzi moderati sono in genere associati a un aumento delle protezioni naturali rappresentate dagli antiossidanti.

Più aumentano l’intensità e la durata dello sforzo, più possono variare gli effetti dell’attività fisica.

Nei calciatori, per esempio, benché l’attività dei radicali sia maggiore, le capacità antiossidanti del corpo sono superiori del 25% rispetto ai soggetti sedentari (Fonte: Brites FD, Evelson PA, et al. Soccer players under regular training show oxidative stress but an improved plasma antioxidant status).

Gli sforzi estremi rischiano invece di produrre un calo del livello di antiossidanti.

In caso di sovrallenamento, il tasso di radicali liberi sembra superare nettamente quello delle nostre difese.

La discrepanza dei risultati ottenuti nel corso di diversi lavori scientifici deriva dal fatto che non esiste ancora un metodo diretto e valido per misurare il tasso dei radicali liberi prodotti.

Le informazioni sono ricavate da analisi indirette e non sempre soddisfacenti.

Come assumere integratori antiossidanti

Di norma, poiché presentano effetti complementari, gli integratori antiossidanti dovrebbero essere assunti in forma di cocktail.

Ad esempio, a causa delle sue proprietà liposolubili, la vitamina E penetra nella membrana che circonda le cellule e da lì esercita la sua azione antiossidante.

Invece la vitamina C, che è idrosolubile, agisce all’interno o all’esterno della cellula.

segue nella seconda parte

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